Brama di Vivere & Van Gogh Torniamo indietro nel tempo, precisamente al 1956 quando esce “Brama di Vivere” di Vincente Minnelli, film per cui vince un oscar e viene anche candidato al Golden Globe 1957. In una scena è chiarissimo il riferimento al Caffè di notte di Vincent Van Gogh, opera del 1888 che ci trasporta all’interno di un locale notturno, dentro il quale sono rimasti in pochi a bere e a fumare insieme. L’atmosfera è ambigua e il quadro è caratterizzato dalle tipiche pennellate vorticose del pittore olandese. Nella scena è il rosso che fa da padrone, con il giallo della luce soffusa che evoca la presenza della notte al di fuori. Truman Show & Magritte Uno dei film più acclamati della fine degli anni ‘90, in cui Truman vive immerso in un mondo che è in realtà un programma televisivo guardato da tutti. La finzione messa in scena, nella quale lui stesso è protagonista, è metafora di una realtà paradossale, un grande set cinematografico che protegge Truman da una cruda realtà, la vita vera che alla fine decide di scoprire. Tra le teorie ontologiche e filosofiche, l’interpretazione del film risulta complessa. Ci soffermiamo sulla scena alla fine in cui Truman percorre una scala fatta di nuvole, che non porta a niente se non ad interrogarsi ancor di più sul senso ultimo dell’esistenza. Chiaro il riferimento a Magritte e alla sua poetica dell’irreale in “Architettura al chiaro di luna”, in cui il caratteristico cielo del belga porta lo spettatore in una dimensione surreale ed alienante. Shutter Island & Klimt Film drammatico, alienante, controverso. Ma in una scena (peraltro straziante) viene ripresa una delle opere più “romantiche” della storia dell’arte. Leonardo di Caprio abbraccia disperato la moglie, andando a ricreare sullo schermo l’immenso Bacio di Gustav Klimt. L’ambiente circostante rimanda alla composizione dei vestiti all’interno dell’opera, il giallo acceso del vestito della moglie è l’oro dell’artista austriaco e quello opaco è lo sfondo del dipinto. Francesco Pozzi
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Sono tantissimi gli esempi di film che citano celebri opere d’arte dell’ultimo secolo. Il risultato è spesso poetico e in un certo senso dà vita a quelle stesse opere, per lo più quadri di famosi pittori contemporanei. Psycho & House by the Railroad di Edward Hopper All’interno di uno dei capolavori di Hitchcock è singolare la rappresentazione della casa del protagonista della pellicola. In uno scenario angusto e totalmente in bianco e nero, si intravede un grande palazzo dal quale provengono strane ombre. La luce è resa in maniera magistrale e riesce a conferire un’aura di mistero all’inquietante residenza. L’ispirazione a Hopper è palese e, d’altro canto, lo stesso pittore è riuscito a creare vere e proprie atmosfere cinematografiche all’interno di molti altri suoi lavori. Sexy Beast & Over the Town di Marc Chagall L’opera del 1918 del celebre artista russo naturalizzato francese Chagall è tra le più iconiche della sua produzione. Nel film in questione è l’ispirazione di un poetico bacio proprio sopra la città, che diventa lo sfondo in una sorta di volo romantico. Il pittore francese è noto per i suoi personaggi che fluttuano nell’aria, come accade anche nella “Passeggiata”. Le casette in secondo piano, i personaggi sospesi e il contrasto tra i colori quasi pastello e il bianco che ricopre la città fanno sì che la scena rimandi all’immagine di una cartolina, mentre nel film l’atmosfera notturna crea un contrasto con le luci artificiali provenienti dall’interno delle case. The Exorcist & L’Empire des lumières di Renè Magritte Forse una delle opera più straordinarie del ‘900 pittorico, l’Impero delle luci è già di per sé assimilabile ad un set cinematografico. Anzi, la scena raffigurata è uno di quei casi in cui la pittura riesce ad andare oltre la staticità del medium, proiettando l’osservatore all’interno di un ambiente surreale. Il cielo di un azzurro candido è completamente avulso dalla realtà sottostante, in cui il buio fa da padrone, contrastato da un inquietante lampione posto al centro del dipinto. Nell’iconico film L’Esorcista sono chiari i rimandi all’opera del belga. Dalla fotografia al lampione, persino l’edificio dove avverranno i fatti ricorda l’opera oggi conservata alla Collezione Guggenheim a Venezia. Anche l’uomo girato di spalle è un riferimento, neanche troppo velato: indossa infatti il caratteristico cappello che Magritte ha nei suoi dipinti più famosi ed è girato di spalle, imperturbabile, avvolto da una sensazione di mistero, proprio come i protagonisti del surrealismo del pittore belga. Francesco Pozzi |
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